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La Casa del Melograno

Costiera Amalfitana

L’angolo di Costiera che va da Vietri sul Mare a Positano, identificato in tre Denominazioni Costiera Amalfitana, Costa d’Amalfi e Divina Costiera è patrimonio Culturale e Mondiale dell’UNESCO.
In nessun posto i colori risplendono così diversi e limpidi come nella Costiera Amalfitana, da sempre meta elegantissima di visitatori prestigiosi.
Incastonati come impareggiabili gemme in un preziosissimo diadema, i paesini disseminati sulla costa catturano ogni turista, anche il più smaliziato.
Qui tutto diventa simbolo: la terra ricca di agrumi, il mare con le più incredibili tonalita di blu e verde, le suggestive spiaggette, le piccole isole, gli agglomerati di casette bianche, rosa, gialle attorno a minuscoli porticcioli.
Il suo fascino non è riposto solo nei luoghi, ma anche nella storia che ha lasciato grandiose testimonianze nell’arte: chiese, ville e monasteri sono qui tra i più belli.
Tutto ciò, unito all’altissimo livello delle strutture alberghiere e ad una gastronomia fatta di sapori semplici ma intensi, offre al turista una vacanza indimenticabile accompagnata dalla tradizionale arte dell’ospitalità.

La Costiera Amalfitana consta di tredici paesi che si susseguono uno accanto all’altro lungo la strada costiera che conduce dal Golfo di Salerno a quello di Napoli. Baie, insenature, strapiombi ed ancora rupi scoscese a picco sul mare: la varietà e la bellezza di questo tratto peninsulare campano lasciano stupefatti e desiderosi di conoscere meglio le città tappe di questo itinerario, ossia Vietri sul mare, Cetara, Maiori, Minori, Ravello, Scala, Praiano, Atrani, Positano, Amalfi, Conca dei Marini, Furore e Tramonti. Ognuno di questi paesi se ne sta con il suo verde, i suoi limoni, le sue rocce di ginestre, le sue ville, i suoi profumi, scoscesi su di un mare smeraldo.

Il paesaggio è caratterizzato da un binomio di mare e monti, ricco di baie ed insenature, spesso accessibili solo dal mare come la splendida grotta dello Smeraldo a Conca dei Marini ed il Fiordo di Furore. Il territorio è fortemente ripido ed in alcuni tratti precipita a mare con pendenze fortissime, strapiombi e rupi scoscese, conoscendo in alcuni punti tra Positano e Vietri sul Mare, zone dove la natura è quasi completamente incontaminata.L’area è occupata dall’unità ambientale dei Monti Lattari, formazione di natura calcarea, interessata da fenomeni di carsismo, che raggiunge l’altitudine di 1425 m. con il rilievo più elevato, il Monte S. Angelo a Torre Pizzi. I “giardini” terrazzati per la coltivazione degli agrumi costituiscono l’impareggiabile caratteristica del sito. I limoni che grevi pendono dagli alberi della Costiera, negli impianti a terrazze, sono per lo più d’una qualità talmente dolce, poco agra e di sapore rotondo, che viene detta “pane”, in quanto si può gustare tranquillamente a fette, come dessert con o senza aggiunta d’un cucchiaio di zucchero.Racconta la storia che fu proprio con un gran cesto di limoni ed altri agrumi che gli abitanti di Minori convinsero il Papa a restituire alle loro città il vescovado perduto. Ora i limoni della Costiera Amalfitana, oltre ad aromatizzare creme pasticciere, servono soprattutto a fabbricare il celebre “limoncello”, un liquore aromaticissimo, dal colore giallo chiaro e dallo stupendo profumo del limone

La bellezza dei paesaggi caratterizzati da coste che cadono nell’azzurro del mare, una vegetazione ricca di profumi e di colori, la mitezza del clima, l’incanto dei borghi marinari raccolti intorno a chiese con cupole di maioliche, fanno della Costiera Amalfitana uno dei luoghi più affascinanti d’Italia.

La prima località che si incontra, provenendo da Napoli, in direzione Salerno è Positano, un pittoresco paese di case quadrate con il tetto a cupola, scaglionate a terrazze sulla basse pendici di due monti digradanti verso una piccola cala.

Dopo aver attraversato Praiano, famosa per le stazioni balneari della Marina di Praia, circondata da pareti a strapiombo, si giunge ad Amalfi, centro di origini romane che divenne nell’839 la prima Repubblica Marinara italiana.

Proseguendo il viaggio, dopo aver visitato Atrani dalle bianche case arroccate sotto titanici costoni rocciosi, si giunge a Ravello, situata su un colle sospeso tra cielo e mare, il cui fascino ha colpito personaggi come Churchill, Bogart e John Kennedy.

Sempre sulla strada per Salerno, gli ultimi gioielli del litorale amalfitano che incontriamo, sono Minori, dove è possibile visitare i grandiosi resti di una villa romana del I secolo d.C. e Maiori dalle spiagge di sabbia finissima. Infine, si arriva a Vietri famosa per l’artigianato della ceramica, tuttora fiorente, che ebbe inizio nel Medioevo e che è possibile ammirare nel locale Museo della Ceramica.

LE BELLEZZE DI AMALFI

Famosa per la maestria dei suoi navigatori (qui fu perfezionata la bussola), la cittadina presenta un’originale architettura araba-normanna. In questo stile, infatti, fu riedificato il Duomo all’inizio del Duecento.

Tra archi e viuzze a scale regna un’atmosfera unica che ha sempre incantato i visitatori. Da visitare anche il Chiostro del Paradiso dai bianchi archi acuti sostenuti da due colonnine, gli Arsenali della Repubblica in cui venivano costruite le galere, il Museo delle Carta e il Museo Civico che custodisce la Tabula Amalphitana, il primo codice della navigazione.

IL FASCINO DI RAVELLO

A Ravello ritroviamo autentici capolavori architettonici quali il Duomo di San Pantaleone (XI secolo), la Chiesa di San Giovanni del Toro e quella di Santa Maria a Gradillo, entrambe del XII secolo.

Nella duecentesca Villa Rufolo si potrà ammirare il lussureggiante parco che ispirò a Wagner nel 1880 il magico giardino di Klingsor, descritto nel Parsifal.

Se poi si vorrà vivere l’emozione di uno sguardo sull’infinito bisognerà affacciarsi ai belvedere della villa Cimbrone.

La Costiera amalfitana si protende nel Mar Tirreno per 42 vertiginosi chilometri incisi nelle pendici salernitane dei Monti Lattari.
Nelle giornate più terse, la si può abbracciare con lo sguardo da Vietri a Praiano e Positano, le cui acque sono contrassegnate dall’isolotto Li Galli o delle Sirene, dimora delle leggendarie fanciulle omeriche che con la dolcezza del loro canto ammaliavano i naviganti.

Ai tempi della Repubblica fondata nell’839, il territorio amalfitano andava da Cetara ai rilievi montuosi di Scala, Tramonti e Agerola, dal territorio stabiano con Lettere, Pimonte e Gragnano fino all’isola di Capri. I suoi confini erano presidiati da castelli e fortificazioni i cui resti sono visibili in prossimità dei centri abitati, a mezza altezza fra il mare e i crinali dei monti. Lungo la costa, una serie di torri di avvistamento ricorda le incursioni dei corsari turchi.

Oggi l’area del sito Unesco comprende dodici comuni, in un territorio le cui straordinarie peculiarità paesaggistiche e ambientali fanno da sfondo a testimonianze storico-artistiche che ne rappresentano l’identità delle origini: dalle ville romane di Minori e Positano del I secolo d.C. all’architettura pubblica e privata medievale, dai preziosi manufatti di oreficeria e artigianato custoditi dentro chiese e musei, alle meraviglie naturalistiche della Valle dei Mulini.
Con le sue cupole maiolicate, insegna di un artigianato ceramico famoso nel mondo, Vietri sul Mare apre (o chiude, per chi venga da Sorrento) la teoria dei paesi che compongono il territorio della Costiera.

In età rinascimentale, lo scrittore e naturalista Giambattista Della Porta paragonava lo splendore dei mitici orti Esperidi ai giardini di limoni della Costa d’Amalfi. Ancora oggi, quelle coltivazioni a terrazzamenti che nel corso dei secoli la mano dell’uomo ha strappato alla roccia catturano lo sguardo del visitatore: gradinate di orti e giardini intagliati nei fianchi della montagna, punteggiati per tutto l’anno dall’oro dei limoni che bucano il verde cupo del fogliame per fondersi nel turchino, l’indaco, lo smeraldo di un mare dai colori sempre mutevoli.

Sospesa fra cielo e mare, Ravello respira atmosfere d’altri tempi: con i tesori d’arte delle sue chiese millenarie, le visioni d’infinito di villa Cimbrone, la magia di Villa Rufolo, già ammirata da Boccaccio, che la celebrò nel Decameron.

Nella minuscola Atrani, incassata nella valle del Dragone, si svolgeva la cerimonia di investitura dei dogi amalfitani, mentre sulla strada che da Amalfi si arrampica verso il “paese dipinto” di Furore, il borgo di Conca dei Marini è riconoscibile dalle volte a botte della bianca costruzione seicentesca adagiata su uno sperone di roccia.

Infine Amalfi, nella quale alla celebrità del Duomo, che fa da quinta al teatro della piazza, si contrappone l’”altra” città, araba nella segretezza dei suoi vicoli, androni e porticati biancheggianti di calce. Un’architettura fantastica di loggette, scale e scalinatelle che si intersecano in un gioco di geometrie azzardate, intrecci di costruzioni che sembrano mantenersi sospese per caso e che fecero dire a Le Corbusier “Non è possibile, ma esiste”.

Amalfi, centro della Costiera Amalfitana

Allo sbocco della Valle dei Mulini, Amalfi si affaccia dolcemente sul mare con il suo caratteristico insieme di casette bianche sulle rocce, di stradine strette tra gli archi, di torri antiche a guardia del paese. Amalfi è una città molto pittoresca caratterizzata da incantevoli vedute panoramiche e scogliere che cascano a picco sul mare: un vero eden con un clima mite, deliziose spiaggette, case aggrappate alle scarpate rocciose. Il valore artistico e architettonico dei monumenti, la bellezza del paesaggio e del mare, le tradizioni e la cucina ne hanno fatto una zona incomparabile, tanto da far dire a Renato Fucini che “per gli Amalfitani che andranno in Paradiso, sarà un giorno come tutti gli altri”.
La leggenda più diffusa sulle origini di Amalfi narra dell’avventura epica di una gruppo di famiglie romane che, ai tempi dell’imperatore Costantino, volevano lasciare Ravenna e trasferirsi a Costantinopoli, ma furono sorprese da una violenta tempesta e costrette a rifugiarsi sulle coste della Dalmazia. Interpretato l’accaduto come cattivo auspicio, cambiarono rotta e si diressero nel Tirreno dove fondarono un villaggio vicino Palinuro, chiamato Melphe. Da qui continuarono ad esplorare i posti vicini e scoprirono un luogo ben protetto e ricco d’acqua, dove decisero di stabilire una colonia: il posto della gente venuta da Melphe, in latino “A Melphe”, la futura Amalfi.

Dopo la caduta dell’Impero Romano, Amalfi fu la prima città a ristabilire rapporti commerciali fra Occidente e Oriente, trasportando e introducendo in Italia molti prodotti esotici e di lusso come i tappeti, le sete, le spezie e la carta. Amalfi fu quindi la più antica fra le quattro Repubbliche Marinare italiane e raggiunse il suo massimo splendore nei secoli X e XI, con proprie colonie mercantili nei principali porti del Mediterraneo: Bisanzio, Alessandria, Beirut, Cipro. Le leggi marittime della città, contenute nella famosa “tabula amalphitana”, furono per secoli il codice accettato e preso ad esempio in tutto il Mediterraneo.

Nel XII secolo, a seguito della conquista dei Normanni, Amalfi perde la sua centralità nei traffici mediterranei e deve accontentarsi di un modesto ruolo mercantile locale. Le nuove dinastie regnanti a Napoli e in tutto il sud Italia si appoggeranno per la conquista del regno e per i traffici commerciali alle altre repubbliche marinare, prima Pisa e poi Genova. Dopo un lungo periodo di anonimato, nell’Ottocento Amalfi fu riscoperta quale meta di soggiorno e di studio da numerosi viaggiatori stranieri, grazie alla nuova sensibilità romantica: fu così che i paesaggi, i monumenti, le scene di vita quotidiana divennero fonte di ispirazione per scrittori, pittori, architetti provenienti da ogni parte d’Europa.

Del suo importante passato Amalfi conserva testimonianze significative: sul costone montano troneggia l’ex Monastero delle Benedettine, fondato nel X secolo e che nel 1800 fu adattato a cimitero monumentale. L’ingresso della città è guardato dalla bella torre di San Francesco (oggi detta “Saracena”) e in alto si trova l’antico convento, fondato da San Francesco nel 1222. Soppresso a seguito delle leggi napoleoniche, conserva un preziosissimo chiostro. Annessa al convento è la chiesa di Sant’Antonio, magnifica costruzione a picco sul mare: a navata unica, nella cripta si ammirano pregevoli affreschi del Duecento. All’imbocco del Viale delle Regioni, si trova lo stupendo pannello ceramico del Cossa, monumento alle gesta amalfitane. Subito dopo si apre Piazza Municipio, con la sede del Comune nel palazzo cinquecentesco ex Monastero della SS. Trinità. Al suo interno sono esposti alcuni notevoli cimeli: le antiche monete (i tarì); alcuni strumenti nautici, tra cui la bussola (che la tradizione vorrebbe inventata dall’amalfitano Flavio Gioia); una rara copia delle “Tabule Amalphitane”; l’antico confalone e i costumi della Repubblica indossati durante la Regata Storica, gara tra i barconi a remi delle quattro Repubbliche Marinare di un tempo, che si alternano nell’ospitarla.

Il cuore della cittadina, ornata dalla prestigiosa Fontana del Popolo (copia della originale più antica, inghiottita dal mare durante una tempesta) è dominata dall’imponente gradinata della Cattedrale di Sant’Andrea. Costruita nel IX sec, nel corso dei secoli ha subito numerosi interventi che ne hanno stravolto l’originaria architettura: l’attuale facciata si deve ad un rifacimento in stile neogotico eseguito nel XIX secolo. A lato c’è il Campanile, non allineato con la chiesa, discretamente conservato. L’interno della chiesa, in stile barocco, è un trionfo di marmi policromi, argenti e preziose tele: spettacolare è il soffitto a cassettoni in oro, riccamente dipinto. Una stretta scala marmorea conduce alla cripta duecentesca, a due navate con volte a crociera stupendamente ornate. Sull’altare domina l’imponente statua bronzea di Sant’Andrea, sotto la quale una preziosa urna custodisce le venerate reliquie del Santo. Dal duomo si accede all’antica Basilica del Crocifisso, il primo duomo di Amalfi che conserva preziosissimi affreschi trecenteschi tra le imponenti colonne. Attualmente sede di conferenze, congressi e concerti, ospita il preziosissimo tesoro della Diocesi Amalfitana.

Dalla scalinata del duomo, attraversando la piazza e percorrendo un breve e pittoresco porticato, si arriva ai resti degli antichi Arsenali della Repubblica, costituiti da due grandi arcate ogivali. La costruzione affaccia su di una piazzetta dove avevano sede i magazzini dei mercanti (i Fondaci) e la Dogana. Si sbuca poi nella suggestiva Piazza dei Dogi e da qui, attraverso una ripida scalinata, all’antico Rione Vagliendola. Qui vi era la porta occidentale della città, la “Vallenula” e si trova ancora la chiesa di San Biagio, antico possedimento dell’Abbazia di Montecassino. Proseguendo, ci appare l’antico Convento dei Cappuccini del 1212. Parte dell’edificio è andata distrutta dalle frane, comunque sono abbastanza bene conservati il bellissimo chiostro del XIII secolo e la magnifica loggia con pergolato da cui si può godere un incantevole panorama.

Non sarà possibile rinunciare a una passeggiata nella famosissima Valle dei Mulini, giudicato dai viaggiatori romantici uno dei più splendidi posti del mondo: lungo la valle del torrente Chiarito furono costruite una moltitudine di ferriere, cartiere, fornaci, fabbrichette di ceramica e mulini. Uno scenario immortalato da molti autori ed in particolare dei pittori tedeschi. Uno splendido ed unico tesoro da non perdere è il Museo della carta di Amalfi, allestito nei locali della vecchia cartiera Milano. Scampati all’abbandono, si ammirano gli antichi congegni per produrre i preziosi fogli, ancora oggi funzionanti.

Amalfi e la sua costiera si propongono oggi come un luogo di incomparabile bellezza naturale, ricco di storia e tradizioni come di strutture e moderni comfort, dove trascorrere una vacanza rilassante ed al tempo stesso ricca di emozioni.

Le sue origini risalgono al I secolo D.C. quando l’aristocrazia romana fece costruire le prime abitazioni (le famose ville romane) nella zona. Amalfi e la costiera divennero presto un centro rigoglioso e raffinato, sopratutto a causa dell’intenso commercio via mare in tutto il Mediterraneo. Amalfi, difatti, disponeva di un’ingente flotta mercantile e militare, tanto che instituì il primo codice dei naviganti d’occidente (Tabula de Amalpha) e può annoverare fra i suoi marinai più esperti il noto inventore della bussola Flavio Gioia.

I rapporti politici e commerciali erano intensi, sopratutto con gli arabi e con il regno longobardo, di cui Amalfi faceva parte. Ma gli Amalfitani, fieri e caparbi, volevano l’indipendenza, e la ottennero nel 838 dopo un’aspra guerra. Successivamente però, nel XIII secolo, furono i Pisani a conquistare Amalfi togliendole un ruolo di grande importanza politico-economica in Italia ed in tutto il Mediterraneo.

Affascinante e durevole traccia di questi conflitti del passato sono le torri fortificate che ancora oggi adornano la linea costiera.

Con scenari mozzafiato, storia, gastronomia e molto altro Amalfi saprà certamente stupirvi!

Positano:

Situata alle falde meridionali dei Monti Lattari, Positano gode di tutti i vantaggi di un clima mite, grazie a questa sua straordinaria posizione riparata dai venti del Nord. Tutto in cerchio a farle corona, si elevano i verdi Monte Comune, S. Maria del Castello, Conocchia, S. Angelo a tre Pizzi, Campo dei Galli e Paipo, mentre a Sud e ad Est la vista spazia sul mare aperto. Sul mare a poche miglia di distanza dalla costa si trovano “Li Galli” o “Sirenuse” piccolo arcipelago composto da tre isolotti: il Gallo lungo, la Rotonda e il Castelluccio, ritenute da sempre mitica dimora delle ammaliatrici Sirene.
Sulle origini di Positano, uno dei miti più noti vuole che Positano sia stata fondata da Poseidone dio del mare per amore della ninfa Pasitea. I Romani costruirono vicino alla spiaggia Grande una ricca villa patrizia, ora coperta dai giardini e dalla Chiesa dell’Assunta. Successivamente Positano, fondata da reduci di Paestum attorno ad un’abbazia benedettina, osò rivaleggiare addirittura con Amalfi, la prima Repubblica marinara, e attraversò un periodo molto florido grazie al commercio marittimo con gli altri paesi del Mediterraneo fino alla conquista normanna. Dopo un lungo periodo di decadenza, agli inizi del Novecento Positano divenne asilo per tanti artisti e letterati russi e tedeschi, perseguitati in tempo di guerra e dittatura, che la elessero a loro dimora godendo di pace e tranquillità e dando inizio al mito di Positano come alternativa alla troppo mondana Capri per il turismo d’elite.

Il paese si sviluppa in senso verticale, seguendo il ripido pendìo delle colline che scendono verso il mare. Le abitazioni, addossate le une alle altre, sono tinte in sgargianti colori dando una immagine d’insieme come una pietra preziosa dalle mille sfaccettature, che causano mutevoli riflessi multicolori. Non a caso Positano viene chiamata “la gemma della divina costiera”. Le strette stradine, con le ricche boutiques ricavate negli scantinati, scendono velocemente tra le case come torrenti tra le gole rocciose e sfociano tutte nella Spiaggia Grande, dove è forse l’unico caso al mondo in cui il panorama del paese alle spalle è più bello della vista del mare di fronte. Le altre spiaggie minori di Positano si trovano in località Fornillo ad Ovest; a La Porta, Fiumicello e Arienzo ad Est.

Ma Positano non è solo mare: con alcune piacevoli escursioni è possibile visitare alcune suggestive zone dei Monti Lattari sopra il paese. A tre km si trova la frazione di Montepertuso, così chiamata perché qui apparve la Madonna in un buco nella roccia. Da qui si sale attraverso una scalinata di 1700 scalini che porta a Nocelle. Da questa frazione parte il famoso “Sentiero degli Dei” con fantastiche viste panoramiche assolutamente uniche ed indimenticabili su tutta la costiera. Oppure si raggiunge sulla costa la bella punta San Pietro, dove sorge la chiesetta omonima. Si può decidere di salire ancora più in alto, sul monte di Sant’Angelo a Tre Pizzi, che riunisce le cime più alte della penisola, al di sopra dei 1400 metri.

Sulla piazza principale di Positano intitolata a Flavio Gioia, poco distante dalla Spiagga Grande, troviamo la chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Maria Assunta, che era in origine un’abbazia molto potente, esistente già nell’anno mille. In essa si possono ammirare alcuni altari in marmo policromo, i resti dei mosaici della chiesa originaria e una icona bizantina su legno del XIII secolo raffigurante una Madonna con bambino. In questa chiesa è anche presente un bassorilievo con il Pistrice: mostro fantastico metà pesce e metà drago. Ma la caratteristica più rappresentativa è la grande cupola rivestita di maioliche colorate, che la rende visibile da ogni angolo del paese. Nella Sacrestia si trovano le reliquie di San Vito, patrono di Positano, risalenti al XVI secolo.

Nel territorio del Comune di Positano sono presenti numerose altre chiese, tutte con una loro storia e con proprie tradizioni. Nella contrada denominata Liparlati si trova la chiesa di San Giacomo a Liparlati, fondata nel 1500; il rione festeggia il Patrono il 25 luglio. A Fornillo si trova la chiesa di Santa Margherita, che sembra sia la più antica di Positano e sulle cui campane sono raffigurate l’Addolorata e la Madonna delle Grazie; la Santa Patrona si festeggia il 20 luglio. Nella frazione di Montepertuso è presente la chiesa di Santa Maria delle Grazie nella quale, il 2 luglio di ogni anno, si celebra la festa dedicata alla Madonna. Voluta dalla benestante famiglia Porcelli, la chiesa di Santa Caterina a Punta Reginella sorge nell’abitato di Positano e risalta per il suo ricercato stile gotico; il 25 novembre si festeggia la Santa martire. A pianta ovale, la Chiesa Nuova o Santa Maria delle Grazie ha un raro pavimento maiolicato collocato dopo il restauro, ad opera di due maestri napoletani, i fratelli Chiaiese.

Positano è spesso richiamata alla memoria per la presenza di eleganti e raffinate ville e di case rese celebri perché dimore di illustri personaggi. Nella Villa Sette Santi, intorno al 1940, risiedette la pittrice Irene Kowaliska, i cui dipinti su stoffa sono tuttora un simbolo di Positano. Altro esempio la Villa Stella Romana, oggi di proprietà della Baronessa Uzbeck, ha ospitato Papa Giovanni Paolo II e probabilmente il pianoforte di Chopin. Intorno al 1750, sui resti di un convento benedettino, fu edificato quello che successivamente prese il nome di Palazzo Murat, in quanto si pensa che nei primi anni dell’Ottocento vi abbia soggiornato Gioacchino Murat. In esso, divenuto in seguito albergo, nacque il Premio Positano per la Danza che vide tra gli ospiti più celebri: De Sica, Zeffirelli, De Filippo, e lo scrittore Tennesse Williams.

Positano è anche la custode del mito greco delle Sirene: ce ne parlano vari brani antichi, ma la testimonianza più importante ci viene da Strabone, geografo del I secolo avanti Cristo. L’arcipelago delle Sirenuse (oggi Li Galli) nel tratto di mare davanti a Positano, costituito di tre isolette solitarie e rocciose, era considerato la sede delle Sirene, figure mitiche metà donna e metà uccello che attraevano i naviganti con il loro canto e procuravano loro la morte. Il mito aveva forse una finalità pratica: le isole dovevano costituire, viste da lontano, un punto di riferimento per i marinai; avvicinandosi però, il gioco delle correnti e i vortici scagliavano le imbarcazioni sugli scogli. Sull’isola del Gallo Lungo, la maggiore delle isole Li Galli, il ballerino russo Leonide Massine costruì nell’estate del 1924 la sua villa, ristrutturata nel 1927 da Le Corbusier e poi acquistata da colui che nel balletto fu il suo supremo successore: Rudolf Nureyev. In memoria del grande coreografo e ballerino Leonide Massine ogni anno si tiene a Positano il premio internazionale per l’arte della danza.

Si narra che Positano sia stata fondata da alcuni abitanti di Paestum in fuga da una razzia dei Saraceni (crudeli pirati dell’epoca).

L’insediamento di cui si hanno notizie più certe è quindi di origine romana, tuttavia sono stati rinvenuti, a Positano, reperti appartenenti al Paleolitico, che dimostrano l’origine assai più antica del paese.

Positano si trova in una delle valli, e dei tratti di costa, più belli della Costiera Amalfitana. Al centro del paese, scendendo verso la spiaggia sempre gremita di turisti, campeggia la cupola in maiolica di Santa Maria Assunta, chiesa di rara bellezza che ospita opere di artisti di rilievo del XIII e XVI secolo.

Positano ha anche un’anima mondana, legata alla “moda Positano”, nota da tempo nel mondo, un’attrazione per i numerosi turisti che affollano i vicoli e le boutiques del paese ogni estate.

Grazie agli alberghi e alle strutture turistiche di primo ordine Positano è il luogo ideale per scoprire la bellezza, i sapori e l’atmosfera della Costiera Amalfitana.
Ravello

Ravello è appoggiata sul contrafforte che divide la valle del Dragone da quella del Regina. Dall’alto domina, con i suoi 350 metri d’altezza sul livello del mare, i paesi di Minori e Maiori. Questo luogo incantato è tra i più belli della Costiera Amalfitana, con un ambiente e un panorama intensi e unici. Famosa per la sua atmosfera di grande tranquillità e da un profondo fascino che ogni angolo di questa cittadina emana, la sua immagine è legata soprattutto alle sue ville con panorami mozzafiato che hanno fatto il giro del mondo su fotografia.
Villa Cimbrone è rinomata per il suo emozionante Belvedere. Gore Vidal, celebre scrittore americano e cittadino onorario di Ravello, dice che da qui si gode il più bel panorama del mondo. Questa villa venne acquistata nel 1904 da Ernest William Beckett che, con l’aiuto delle personalità locali in quindici anni la trasformò in un “museo” dove si intrecciano pezzi antichi e moderni. Tra gli ospiti più illustri della sua villa ricordiamo: David Herbert Lawrence (autore di “L’amante di Lady Chatterley”) e Greta Garbo, in fuga d’amore con Leopold Stokowski, come ricorda la scritta sistemata all’ingresso del viale. Attraverso un sentiero si giunge al belvedere, dove si ammira una statua bronzea di Mercurio, il padiglione della sala da tè e altri angoli incantevoli del parco, abbelliti da marmi artistici e da statue ornamentali. Proseguendo si arriva alla grotta di Eva e al tempio di Bacco in cui sono custodite le ceneri di lord Beckett.

Villa Rufolo, la cui storia è legata nel corso dei secoli ai suoi proprietari: i Confalone che la comprarono dai Rufolo, poi i Muscettola e i D’Afflitto, che la vendettero nel 1851 allo scozzese Francis Neville Reid, che fece ristrutturare la costruzione da Michele Ruggiero, divenuto poi direttore degli Scavi di Pompei. Passata alla famiglia Lacaita è stato nel 1975 comprata dall’Ente Provinciale per il Turismo di Salerno. Dal 1953 i giardini della Villa Rufolo di Ravello, che ispirarono Wagner per il magico giardino di Klingsor (secondo atto del dramma musicale del Parsifal), ospitano un prestigioso Festival Musicale che si svolge ogni anno nella prima metà di luglio. Per questa occasione è operativo un servizio di autobus che effettuano fermate davanti a tutti gli alberghi della Costiera Amalfitana.

Oltre alle famose e rinomate ville, non si possono tralasciare i magnifici monumenti che decorano Ravello. Notevole è il Duomo, che conserva al suo interno uno straordinario museo, allestito nella Cripta del Duomo stesso. Il Museo conserva marmi romani, tra cui un sarcofago degli anni di Gallieno, il busto di Sigilgaida Rufolo del XIII secolo, frammenti decorativi duecenteschi di un ambone e del ciborio della Cattedrale, due dipinti dell’oreficerie Giovanni Filippo Criscuolo, tra cui il bel reliquiario di S. Barbara, a forma di busto d’argento. Il Duomo, costruito nel XII secolo, ma riadattato nel XVIII, ha una splendida porta bronzea del 1179, un elegante campanile e, nell’interno un bellissimo “pergamo” di Niccolò di Bartolomeo da Foggia (XIII secolo).

All’ingresso del paese, troviamo la chiesa romanica di Santa Maria A Gradillo, del XII secolo, dove c’era il seggio nobiliare di Ravello. Proseguendo e passando l’arco del Castello, un palazzo fortificato del 1200, arriviamo nell’ampia piazza Vescovado, coi suoi imponenti e svettanti pini. Verso il fondo c’è la magnifica cattedrale di San Pantaleone, che venne fatta costruire nel 1087, per volontà della nobile famiglia Rufolo. Scopriamo ancora: il duecentesco Palazzo Confalone, col bel cortile ad archi acuti; il Municipio, che ha sede nella Casa Di Tolla del secolo XI; poi ancora, l’incantevole belvedere Principessa Di Piemonte che domina la costa da Minori a Capo d’Orso.

Nel nostro percorso lungo il suggestivo intreccio delle stradine di Ravello troviamo ancora: la Chiesa di San Giovanni del Toro con il suo Pulpito in Mosaico di Alfano da Termoli; il Convento di San Francesco, eretto nel XIII secolo con il suo Chiostro e sede dell’omonima Biblioteca; piazza Fontana Moresca. Unico e straordinario è poi il Museo del Corallo. Venne fondato nel 1986 e raccoglie manufatti in corallo dall’epoca romana al secolo scorso e poi cammei, madreperle incise e conchiglie, tutte opere degli abili artigiani locali.

Oltre a Boccaccio (che nel suo Decamerone parla delle bellezze artistiche e naturali di Ravello, testimoniando la magia impalpabile di questo luogo) e a Wagner, moltissimi altri artisti sono rimasti stregati da queste straordinarie atmosfere, specie nell’Ottocento romantico. Per esempio, nel 1819 il grande pittore inglese William Turner soggiornò in Italia e si spinse fino a Ravello. Gli schizzi e i disegni che produsse della Costiera Amalfitana, sono esposti alla Tate Gallery di Londra. Oggi Ravello è anche sede del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali.

Situata alla sommità della valle del Dragone Ravello è un paese-giardino che racchiude scorci incantevoli e panorami indescrivibili. La bellezza di questo luogo attrae da secoli viaggiatori, intellettuali ed artisti di tutte le nazionalità come Boccaccio, Wagner e moltissimi altri.

Ravello, inizialmente residenza dei patrizi romani, conobbe, analogamente ad Amalfi, il suo massimo splendore fra il X ed il XIII secolo grazie all’intenso commercio marittimo ed alla produzione di tessuti (lana e cotone). Il declino giunse sfortunatamente con i normanni di Ruggero II e la loro dominazione, ma sopratutto con l’invasione dei Pisani nel 1337 che tolse a tutta la Costiera l’indipendenza politica ed economica.

Ravello racchiude una gemma particolarmente preziosa: Villa Cimbrone, edificata intorno all’XI secolo, e resa ancora più bella agli inizi del novecento da un gentiluomo inglese, Lord Grimthorpe, con l’aiuto del ravellese Nicola Mansi. I giardini di Cimbrone sono ancora oggi un raro esempio di grazia e amenità. La villa insieme a Villa Rufolo ed altre strutture in paese, rappresenta alla perfezione l’architettura tipica dei principali centri della Costiera Amalfitana.

Con strutture ricettive di prima categoria, la sua architettura, la buona cucina e molto altro Ravello vi regalerà un’esperienza unica.

Praiano

IL vasto territorio comunale di Praiano occupa il tratto di costiera amalfitana tra Positano e Conca dei Marini, ai due lati di Capo Sottile. Il centro di Praiano si trova ad est del promontorio, situato a mezza costa tra gli 80 e i 180 metri sul livello del mare, con le case sparse sul tratto finale del pendìo che scende dai 1122 metri di Monte Tre Galli. Il nome deriva dall’antico Pelagianum (mare aperto) trasformatosi nel Medioevo in Plagianum e poi in italiano Praiano.
Ai tempi della Repubblica Amalfitana, Praiano fu scelta come residenza estiva dai Dogi di Amalfi, a testimonianza di una vocazione di questo paese per la villeggiatura rilassante e discreta, lontana dai flussi turistici usuali e amata dalle elites. Nel periodo angioino fu eletta ad Università (il nome che nel Sud indicava i comuni con parziale autonomia dal potere centrale e propri organi di governo) per opera di Carlo I d’Angiò. In passato era famosa per la sua produzione della seta e dei filati.

Al centro della parte alta del paese, in bella posizione panoramica, si trova la chiesa principale di Praiano dedicata al santo patrono del paese, San Luca Evangelista. Costruita nel 1588 al posto di una precedente chiesa del 1123 e rifatta nel 1772, non presenta tuttavia alcuna intemperanza barocca ma mostra uno stile sobrio e austero. La facciata di un bianco immacolato si inserisce in perfetta armonia nell’ambiente mediterraneo del paese. Notevoli il pavimento in cotto maiolicato di fine Settecento e alcuni altari policromi, insieme al busto in argento di San Luca.

La parte bassa di Praiano si allunga verso la Marina di Praia, l’unico punto di approdo della vecchia Plagianum, con la spiaggia scavata tra due alte pareti di roccia, allo sbocco dell’aspro vallone di Praia. A guardia della Marina si trova sul promontorio la Torre a Mare di origine medievale, costruita per avvistare e dare l’allarme contro le invasioni saracene. Oggi la Marina di Praia è un’apprezzata località balneare e con brevi escursioni in barca è possibile visitare la costa nei dintorni, in particolare le suggestive Grotte di Suppraiano e la Grotta dell’Africana.

Dall’altro lato di Capo Sottile, con splendida vista su Positano e su tutta la parte finale della penisola e sull’isola di Capri, si trova Vettica Maggiore, oggi frazione di Praiano ma in passato centro abitato autonomo. Sorge attorno alla Chiesa di San Gennaro Vescovo e Martire, costruita nel 1589 sopra i resti della precedente chiesa del XIII secolo sempre dedicata al santo patrono di Vettica, famoso per essere anche il patrono della città di Napoli. Sull’impianto rinascimentale di basilica a tre navate si alza una bella cupola maiolicata in tradizionale stile amalfitano.

Poco distanti dal centro di Vettica Maggiore, scendendo verso il mare, si trovano la Torre di Grado costruita dagli Spagnoli nel periodo del Viceregno e la Spiaggia della Gavitella nella cala omonima, l’unica spiaggia della costiera amalfitana illuminata dal sole fino al tramonto, per la sua felice esposizione ad ovest con vista su Positano e Capri. Nei pressi della Gavitella ci sono anche la Fontana dell’Altare, una piscina naturale ricavata nell’antro di una grotta, e la Spiaggia delle Praie, raggiungibile solo via mare.

Un aspetto particolare di Praiano sono le “edicole votive”, piccole cappelle in miniatura disseminate qua e là sul territorio praianese come testimonianza della devozione religiosa popolare. Realizzate in genere su mattonelle maiolicate oppure affrescate sugli intonaci, si trovano sui muri di confine delle proprietà terriere o sui muri esterni delle case e sono espressione delle antiche consuetudini sociali, per cui una famiglia al momento dell’insediamento abitativo si affidava ad una immagine sacra sia per invocare la protezione divina che per affermare la fondatezza del suo diritto al mantenimento della proprietà.

Costiera Amalfitana ultima modifica: 2016-08-21T18:04:43+00:00 da La Casa del Melograno
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